Meeting transnazionale di Lions Club milanesi, comaschi e ticinesi ‘Non mettiamo in gioco la salute’, ospitato dal Casinò di Campione d’Italia
ADN KRONOS
ultimo aggiornamento: 25 novembre, ore 14:41
Lo psichiatra al meeting transnazionale di Lions Club milanesi, comaschi e ticinesi ‘Non mettiamo in gioco la salute’, ospitato dal Casinò di Campione d’Italia: “Il problema riguarda anche familiari e amici, che vengono coinvolti in questa patologia e ne fanno comunque le spese”
Milano, 23 nov. (Adnkronos Salute) – Il gioco d’azzardo è una malattia o rischia di diventarlo per “un numero di italiani che va da 800 mila e 1,5 milioni”. Ma “a queste bisogna aggiungere almeno 8 persone per ciascun giocatore, tra familiari, amici e altri che vengono coinvolti in questa patologia” e in qualche modo ne fanno le spese. “Numeri enormi”. A delineare il quadro è lo psichiatra Michele Sforza, intervenuto oggi al meeting transnazionale di Lions Club milanesi, comaschi e ticinesi ‘Non mettiamo in gioco la salute’, ospitato dal Casinò di Campione d’Italia. Un confronto tra esperti idealmente ‘al capezzale’ dei malati d’azzardo, con l’obiettivo di prospettare rimedi concreti all’emergenza ludopatia o Gap, gioco d’azzardo patologico.
“Il gioco d’azzardo di per sé non è patologico – precisa Sforza – ma può assumere le caratteristiche di una vera e propria malattia quando diventa una modalità ripetitiva, compulsiva”, indipendente da ogni problema compresi quelli economici, innescando così una spirale patologica. I giocatori patologici sono una minoranza dei giocatori d’azzardo. Le percentuali sono comprese fra l’1,5% e il 3% della popolazione generale”.
Ma guarire si può, assicura lo psichiatra. Il punto di partenza è già “il fatto di poter disporre del concetto di malattia, e di non considerare più il problema della dipendenza da gioco come un ‘vizio’. Le malattie infatti non si rimproverano, si curano”, puntualizza Sforza. “Nel corso degli ultimi anni – testimonia – abbiamo messo a punto strategie di cura molto complesse, a 360 gradi, e cominciamo a vedere risultati. Oltre a curare i malati, però, ci sta molto a cuore la prevenzione. E’ fondamentale impedire che da un gioco normale si arrivi a un gioco patologico”.
Durante il meeting, il fenomeno del gioco d’azzardo patologico è stato oggetto di un confronto con il “sistema di rete”, come lo ha definito lo psichiatra Tazio Carlevaro che in Canton Ticino agisce per la prevenzione e la riduzione del danno. Fra gli interventi anche quello di Angelo Ciocca, presidente della IV Commissione consiliare Attività produttive e Occupazione della Regione Lombardia, relatore della legge regionale per il contrasto della “azzardopatia”: dal marchio ‘no slot’ disegnato dai ragazzi delle scuole medie, agli incentivi fiscali per la rottamazione delle macchinette collocate nei bar, al cordone sanitario, alla distanza di sicurezza delle sale gioco dalle scuole e da altri poli vulnerabili, insieme a più sofisticate misure per precludere il gioco ai minorenni.
Carlo Pagan, amministratore delegato del Casinò di Campione, ha assicurato che i casinò, come tutte le imprese, “hanno interesse ad avere giocatori soddisfatti”, e rappresentano “un filtro efficace” affrancandosi dal quale l’accesso all’azzardo può indurre il passaggio dal gioco sociale a quello problematico.
Esperienze giurisprudenziali sono state riferite da Marco Mancini del Tribunale di Como, mentre Raffaela Olandese, che dirige il Dipartimento dipendenza dell’Asl lariana, ha tratteggiato l’identikit del malato d’azzardo: 45-50 anni, soprattutto maschio, spesso lavoratore dipendente, anche se non mancano casalinghe e pensionati. L’esperta ha segnalato il boom del numero di assistiti: da 2 nel 2006 a 88, finora, quest’anno. Infine Walter Migliore, past governatore Lions, ha evidenziato l’attività congiunta del club di servizio con il Rotary nelle scuole per la prevenzione delle ludopatie, concludendo con un appello a un intervento dello Stato.