
Articolo scritto da Anna-Maria Sani, psicologa e psicoterapeuta, coordinatrice Gruppo Azzardo Ticino – Prevenzione, Bellinzona, e Daniela Capitanucci, psicologa e psicoterapeuta, membro di comitato GAT-P, Varese. L’articolo é apparso sulla newsletter “movemens” settembre 2015, progetto ideato da Tessa Testini
Due bambini durante la ricreazione:
“Sai, ieri ho giocato a calcio con il mio papà e rideva fortissimo…”
“Io invece a poker on-line con il mio papà che si é arrabbiato e gridava: “maledetta fortuna!…”
È il nuovo messaggio di prevenzione lanciato dal GAT-P su Radio 3i. La campagna di prevenzione che ne sta alla base si chiama “Fortuna un corno”, e il suo obiettivo é renderci attenti sui meccanismi del gioco d’azzardo: la fortuna o l’abilità non c’entrano nulla, bensì é il caso ad avere un ruolo determinante.
L’unica certezza nei giochi d’azzardo é che a lungo andare il giocatore é perdente. Vincono sempre o solo i gestori del gioco. I giocatori convinti di trasformare il gioco d’azzardo in un metodo per fare denaro causano danni a se stessi e alla famiglia. L’anello debole sono i bambini.
La famiglia é uno dei luoghi privilegiati per offrire cure adeguate ai bisogni del bambino. Essa consente lo sviluppo di una personalità sana, non dipendente e capace di fidarsi degli altri. L’ambiente familiare deve essere protettivo, ma la famiglia in cui un genitore gioca d’azzardo in modo eccessivo non svolge più questa funzione: non é in grado di garantire una base sicura. Il bambino che vive in una famiglia dove c’é un problema di gioco é spesso trascurato emotivamente e fisicamente, naviga in un mare in tempesta dove anche solo restare a galla diventa difficile. Spesso é possibile che in famiglia vi siano discussioni accese a causa del gioco e dei soldi persi, e a volte ne scaturisce persino violenza fisica. Il bambino può pensare di essere la causa dei problemi dei genitori e che se “farà il bravo” il problema cesserà. Alcuni figli di giocatori patologici devono occuparsi dei loro fratelli e delle loro sorelle minori, e a volte cercano persino di farsi carico del problema dei genitori dando una mano in casa e sostituendosi a loro in molti compiti. Questa prematura assunzione di responsabilità può dar luogo a intenso stress e notevole disagio. Nel giro di poco tempo essi arrivano a perdere la fiducia nei genitori in quanto questi fanno promesse che poi non mantengono. La letteratura scientifica ha osservato una maggiore presenza di fattori di rischio psicosociale quali separazioni, divorzi, infanzia e adolescenza infelici, problemi economici, legali e penali in famiglia, maltrattamenti e trascuratezza, disturbo da stress post traumatico, disturbi depressivi e d’ansia, problemi di rendimento scolastico o sul lavoro, tentativi suicidari e sentimenti di vergogna. Spesso i giovani figli di giocatori patologici si espongono a comportamenti a rischio: tassi di gioco patologico più elevati tra gli adolescenti i cui genitori erano a loro volta giocatori patologici, fumo di tabacco, consumo di alcol e droghe, tendenza a sovralimentarsi, disturbi antisociali o della condotta, a livelli maggiori rispetto ai loro compagni di classe.
Questi sono danni collaterali di una patologia socialmente incentivata e spesso banalizzata. È bene chiedere aiuto per il minore o per la sua famiglia perché anche da una situazione difficile si può uscirne.
Daniela Capitanucci é autrice dell’articolo: Figli d’azzardo. Gioco d’azzardo patologico e trascuratezza dei figli: un tema di cui occuparsi; in F. Picone (a cura di), Il Gioco d’azzardo patologico. Prospettive teoriche ed esperienze cliniche, Carocci Ed., 2010.